Rock'n'roll mick
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Recensioni

http://www.rockit.it/recensione/24968/micheleanelli-michele-anelli-e-chemako

20/10/2014 di  Angela Filippi

Non mi soffermo a dire quali siano le influenze o a parlare di come sia nato questo lavoro e di chi abbia avuto la brillante idea. Certo l’unione di Michele Anelli con i Chemako ha portato ad un bellissimo risultato, ad una produzione senza dubbio eccellente. Ma il punto questa volta è un altro: mi ha emozionato, sul serio, mi ha toccato nel profondo. Non credo sia una coincidenza il fatto che l’abbia ascoltato proprio ora che sto per intraprendere un lungo viaggio ed un nuovo cammino.

È proprio di questo che Michele parla, del cammino che tutti i giorni si affronta, dalla mattina quando ci alziamo dal letto alla sera quando ci ritorniamo, dei sacrifici e del sudore che lasciamo per strada, dei sorrisi e delle lacrime di chi incontriamo. Ci dimostra e ci fa ricordare quanto coraggio possiamo avere (“innamorarsi del futuro vuol dire rischiare qualcosa” da “La scelta di Bianca”), anche nelle piccole cose, di quanto possiamo camminare a testa alta e  di quanto tutti noi e tutte le nostre storie siano importanti, anche se si tratta di ricerche e di scelte agli occhi degli altri difficili da comprendere. Nel suo album si parla di noi, tutti, nessuno escluso. Un insieme di racconti e di ballate in diverso stile, da erede di Battisti, in chiave soul. È un lavoro eclettico, è la sua storia personale, è la nostra storia, la storia di chi ha incontrato nel suo cammino, di chi c’è ancora e di chi non c’è più. Possiamo rispecchiarci nei suoi brani, ci possiamo riconoscere, possiamo fermarci a riflettere sulle nostre scelte passate e possiamo pensare al futuro, consapevoli di poterlo affrontare e carichi di un bagaglio che non diventerà mai vecchio e che mai ci lascerà. Ci possiamo commuovere mentre lo ascoltiamo guardando l’oceano.

 

Michele Anelli & Chemako – http://highwayitaly.blogspot.it/2014/03/michele-anelli-chemako.html

(Marco Denti)
Michele Anelli è stato un pioniere sempre in anticipo sui tempi. Aveva capito la lezione springsteeniana, i temi e le storie più che la musica, prima di tutti e ne aveva riproposto con i Groovers una sua personale e convincente versione. Ha cambiato rotta, non senza un certo coraggio, ispirato dalle forme mutevoli dei Wilco e nello stesso tempo ha lavorato a lungo sulle canzoni popolari italiane, ancora una volta, qualche anno prima che diventassero d’obbligo. Quello che gli mancava era un passo che rispondesse al suo profilo e l’ha fatto collaborando con i Chemako: il sound del disco è loro, solido, compatto, elettrico, essenziale, senza fronzoli. La storia, le storie che ci sono dentro è quanto di più personale abbia prodotto Michele Anelli: dall’intensa Ballata contro il tempo a Sono sempre nei guai, una pop song più o meno perfetta, tutto lo spettro delle sue perlustrazioni sonore è ben rappresentato dall’uniforme interpretazione dei Chemako e dall’indomita volontà di mettersi di nuovo in gioco. Con canzoni che sono sentiti ritagli autobiografici (La strada di mio padre), suggestive istantanee (Lettera dal finestrino) o frammenti di vocabolari, sempre attuali, ormai digeriti a lungo (Resisterò, Uomini e polvere, Sparare cantando). Al di là dei temi, le canzoni s’incastrano una nell’altra nel definire il nuovo volto di un protagonista della musica italiana che è stato capace di non restare fermo e di rinnovarsi in modo radicale, anche dopo anni e anni di incessanti tentativi e ricerche. Non ne esistono tanti altri.

 

 

http://www.mescalina.it/musica/recensioni/michele-anelli-michele-anelli–chemako

 

13/11/2014  |  di Luciano Re

 

Venticinque anni di carriera alle spalle ed un curriculum ricco e variegato in cui convivono le suggestioni di certo blue collar rock di derivazione americana ampiamente praticate sotto la ragione dei Groovers, il recupero di canzoni popolari legate alla Resistenza e al mondo del lavoro, collaborazioni con altri musicisti e partecipazioni a progetti teatrali e cinematografici, a cui vanno aggiunti anche due libri dedicati alla lotta partigiana e alle radio libere.

Ma nonostante questa ricchezza di esperienze musicali e non, Michele Anelli – in questo suo nuovo lavoro realizzato in collaborazione con i Chemako e già pubblicato da alcuni mesi – trova ancora il gusto e la volontà di intrapredere una nuova strada, mettendo a segno un tentativo sicuramente riuscito.

Michele Anelli & Chemako si presenta infatti come un disco interamente scritto ed interpretato in italiano, caratterizzato da un sound che pur rimandando ai tanto amati modelli americani assimila alcuni elementi propri del miglior cantautorato nostrano, con un’evidente richiamo, in più passaggi, a Lucio Battisti.

A supportare Anelli in quest’impresa, i Chemako, formazione pavese di area blues, che dimostra in questo album la propria capacità di andare oltre i confini del genere con le chitarre di Gianfranco Scala che fungono da elemento trainante del suono e la sezione ritmica – Stefano Bertolotti alla batteria e Roberto Re e Mario Spampinato ad alternarsi al basso nei singoli brani – a dar prova di duttilità adattandosi ai diversi umori delle composizioni.

Diversi gli episodi meritevoli di essere citati, a partire dal commosso omaggio alla figura paterna di La Strada di mio Padre, con le chitarre acustiche che si stagliano su un sommesso ritmo elettronico, mentre Io lavoro per i tuoi sogni ripesca l’andamento ipnotico di certe cavalcate tipiche di Mr Neil Young, in particolare nella lunga coda strumentale.

Chitarre in grande evidenza anche ne La Scelta di Bianca, in cui fanno la comparsa ai cori Evasio Muraro (presente anche in un altro paio di brani del disco) e Lakettra Knowles, mentre le succitate reminiscenze battistiane appaiono particolarmente evidenti in Sono Sempre nei Guai.

Perfette sintesi delle diverse anime della musica di Anelli, appaiono invece Vorrei Vederti Libera eBallata contro il tempo, contraddistinta da un ritornello di presa immediata e, ancora una volta, dal grande lavoro delle chitarre.

Piace anche Lettera dal finestrino (Ticino), ispirata ad una poesia di Alessandro Reali, con le chitarre elettriche e l’armonica a bocca di Michele Anelli ad accompagnare la melodia che si apre in un ritornello di presa immediata.

Chiude il disco, nel miglior dei modi, Sparare Cantando, delicata ballata folk anch’essa impreziosita dagli interventi all’armonica.

 

BUSCADERO – Aprile 2014 – di Gianni Zuretti
I CHEMAKO di Gianfranco Scala, dopo tanto blues, stanno cercando una nuova strada, o forse è meglio dire che amano sperimentare, e probabilmente questo è il percorso che la musica contemporanea deve percorrere per impedirle di finire nell’oblio della reiterazione di se stessa; Michele Anelli, per vent’anni front man dei Groovers, rock band dall’imprinting springsteeniano, quando non era ancora lo standard modaiolo su cui pare ormai cimentarsi, sta riposizionando la propria scrittura verso territori per lui inesplorati, quelli del rock italiano d’autore. Le due anime si sono incontrate per questo disco omonimo, due realtà apparentemente abbastanza lontane tra loro che trovano la sintesi perfetta per un disco dal sapore inatteso che suscita, fin dal primo ascolto, una curiosità imprevista. Le canzoni sono maledettamente buone, i testi in italiano sono di spessore, gli arrangiamenti avvincenti, a tratti davvero entusiasmanti, poggiano su una sezione ritmica, Bertolotti (drums), Re e spampinato (bass), navigata, fantasiosa e piaciona, le chitarre di Scala e anelli girano a mille con grinta e “varietà floreale” costituita da riff e soli pregevoli ai quali French ci ha ormai abituato. La voce di Michele sorprende in quanto, costretta a modularsi per piegare l’idioma ed adattarlo alla metrica di un rock stradaiolo, sa trasformare alcuni limiti di potenza, che potrebbero normalmente rappresentare un gap, in un asso nella manica; praticamente sta a metà tra Battisti e Young e strofa dopo strofa diventa una compagna di viaggio davvero piacevole. Io lavoro per i tuoi sogni, ha l’andamento rotolante e rimbalzante di una ballata rock Younghiana, con tanto di coda chitarristica acida e sferzante, La scelta di Bianca  è la più cantautoriale del lotto, si presenta armonica e leggera come una piuma, vede la presenza di un compagno di mole battaglie Evasio Muraro, ai cori anche in altri brani, e di Lakeetra Knowles alla strofa in inglese, sono superbi i ricami di French all’elettrica. Vorrei vederti libera richiama Battisti mentre Ballata contro il tempo è un brano intenso “…alzo i pugni contro il tempo per chi come noi tempo non ha…”, un inno amaro sul tempo perduto che però alla fine apre alla speranza di un tempo ritrovato, questo è forse il punto più alto di scrittura del disco. Ma ci sono altre frecce nell’arco della band come le rock song Sono sempre nei guai e Uomi e polvere. In conclusione questo è un buon album di rock d’autore italiano con cui non sappiamo se Michele Anelli inaugura un nuovo percorso oppure se, più semplicemente, si è preso il tempo per una gita nelle campagne che portano a Pavia per incontrare nuovi amici, fatto sta che il sodalizio con i Chemako pare funzionare davvero bene.

Michele Anelli & Chemako – http://www.rootshighway.it/italy/anelli.htm

(Fabio Cerbone)
In tempi non sospetti – e anche parecchio pionieristici – i Groovers hanno solcato  il terreno della canzone roots rock americana, in qualche modo anticipando o facendo  strada a quella scena che oggi ci piace orgogliosamente pensare di avere in parte  alimentato su queste pagine. Di quell’esperienza le canzoni e la figura di Michele Anelli hanno sempre rappresentato il punto di riferimento principale,  tanto che, chiusa la storia del gruppo quattro anni fa con un progressivo mutamento  nel loro sound (gli ultimi lavori avevano abbracciato una attitudine più “indie  rock ” in certe soluzioni), era lecito attendersi da lui una mossa nuova, che  potesse ripartire da zero.

Michele Anelli & Chemako è la  risposta e pare di poter dire convincente, anche se fattibile di ulteriori aggiustamenti  di rotta. Innanzi tutto perché con coraggio prova a scoprirsi con la lingua italiana  (terreno comunque non inedito per Anelli, che lo aveva affrontato nelle sue numerose  indagini sui canti di Resistenza), insidioso cambio per chi per tanto tempo ha  pensato e scritto in inglese, in secondo luogo perché sancisce l’incontro artistico  con il combo dei Chemako, la cui esperienza in campo rock blues e di roots music  (con Fabrizio Poggi e titolari di un interessante album omonimo) tiene insieme  i fili con il passato e allo stesso tempo offre una nuova chiave di lettura al  repertorio di Michele Anelli. La mescolanza così di rock’n’roll tradizionalista,  ballate d’autore e persino un briciolo di soul tra le righe (anche abbastanza  evidente in episodi come Marylin e Resisterò)  ha sortito un discreto effetto sulla musica di Anelli, il quale resta fieramente  ancorato alla sua storia di lotta e di sensibilità sociale (la citata ResisteròUomini e Polvere, dal titolo “steinbeckiano”  Sparare cantando, nel segno dell’amato Woody Guthrie, anche nell’arrangiamento  folk) ma questa volta declinandola con spazi più diluiti, con uno sguardo più  maturo.

L’unione con i Chemako sembra funzionare soprattutto negli episodi  più riflessivi: La strada di mio padre, ad  esempio, soffusa nel canto, con un interessante arrangiamento ritmico (i loop  del produttore e batterista Stefano Bertolotti), così come Ballata  contro il tempo, arricchita dai cori dell’amico e vecchio collaboratore  nei Groovers Evasio Muraro; o ancora i riverberi chitarristici (l’ottimo Gianfranco  Scala) e gli orizzonti desert rock che avvolgono Io lavoro  per i tuoi sogni. Diversamente sembrano chiedere uno sforzo in più  proprio quei momenti in cui torna la voglia di fare rock e di liberare l’elettricità:  Vorrei vederti libera e Andare oltre appaiono forse più prevedibili  per chi conosce a fondo il percorso di Anelli. Meglio semmai insistere sull’immediatezza  pop di Sono sempre nei guai, avviluppata tra  chitarre dalle timbriche calde e vintage (in tutto il disco, ottimamente prodotto),  tanto quanto La scelta di Bianca, nel finale  attraversata dal canto blues dell’ospite Lakeetra Knowles.

Attendiamo  a questo punto di vedere maturare ulteriormente dal vivo queste canzoni, che appaiono  come un viatico per una nuova, diversa stagione musicale di Michele Anelli.

 

is still rock’n’roll to me http://enzocurelli.blogspot.it/2014/05/recensione-michele-anelli-chemako.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Enzocurelli+%28enzo.curelli%29

RECENSIONE: MICHELE ANELLI & CHEMAKO (Enzo Curelli)

MICHELE ANELLI  & CHEMAKO Michele Anelli & Chemako (UltraSoundRecords/IRD, 2014)

La storia musicale di Michele Anelli è indissolubilmente legata ai Groovers (prima ancora con gli Stolen Cars), pioneristico -benché tutto iniziò solo nel 1989- combo piemontese, tra i prime movers nel tracciare una strada tutta italiana al rock’n’roll “proletario” a stelle e strisce di Bruce Springsteen, John Mellencamp, Steve Earle ma anche di gruppi come Del Fuegos, Del Lords, Green On Red e perché no, continuare su quella via indicata dai connazionali Rocking Chairs, The Gang solo qualche anno prima, fino a svilupparsi, con il tempo, verso territori cari alla nuova scena alt-country (Uncle Tupelo, Wilco) distaccandosi da paragoni che iniziavano ad essere anche pesanti e limitanti. I Groovers non ci sono più da quattro anni, ma Anelli non ha abbandonato quella strada, l’ha semplicemente indirizzata verso altre mete -la scrittura, l’impegno sociale-dimostrando coraggio e rischiando senza paura di sorta: l’italiano con tutte le sue complicazioni linguistiche (da adattare al rock) ha preso il posto dell’inglese, la band pavese Chemako (nome preso dall’amato fumetto Ken Parker) lo accompagna e garantisce la continuità con i suoni rock del passato, senza intaccare la strada cantautorale come dimostrano il blues da strada e territorio di Lettera Dal Finestrino (Ticino) e il folk della finale Sparare Cantando. Lestorie da raccontare non mancano, apparentemente intime e personali (La Strada Di Mio Padre) ma che riescono a coinvolgere seguendo l’esempio dell’amico di lunga data Evasio Muraro, cantautore entrato anche nell’ultima incarnazione dei vecchi Groovers, nel breve progetto Flamingo che li vedeva gemellati e presenza gradita ai cori in alcune tracce di questo “nuovo” esordio. Se oggi il rock in italiano è spesso legato a quei soliti nomi noti e certi nauseanti cliché hipster dell’indie-rock, Michele Anelli cerca una via personale, tortuosa ma avvincente. Un matrimonio riuscito quello con i Chemako: mai invadenti ma con la capacità di lasciare il segno al momento giusto come avviene con il poderoso basso di Roberto Re che fa partire la funkeggiante Vorrei Vederti Libera  e le presenti chitarre di Gianfranco Scala e dello stesso Anelli che sanno o allungare nei grandi spazi come succede nella coda finale di Io Lavoro Per I Tuoi Sogni, dai tratti younghiani, ricamare come nel lento incedere alla Massimo Volume di Ballata Contro Il Tempo, ma anche affondare nel rock, nel blue collar tinto di bianco, rosso e verde di Uomini e Polvere, nella intensa e rockata Andare Oltre. Completano la formazione: Stefano Bertolotti alla batteria, Mario Spampinato al basso e la cantante Lakeetra Knowles, seconda voce in La Scelta di Bianca.
Manca forse la canzone traino in grado di far uscire il disco dal popolato e meraviglioso “underground italiano che insegue l’ America” in cui questo album è nato per viaggiare, anche se le “battistiane” Sono Sempre Nei Guai e Vorrei Vederti Libera potrebbe assumersi l’incarico ed uscirne vincenti. Non è poi un male per chi sa ancora armarsi di curiosità, ma la conferma dell’omogeneità artistica di un disco coraggioso-nel cassetto di Anelli da tempo- che supera la prova del (nuovo) debutto, aspettando di conoscere il suo destino all’interno della sua carriera.